LE ORIGINI DI TORRE SANTA SUSANNA
La storia di Torre Santa Susanna è abbastanza complessa. Essa trae le sue origini dai Messapi i quali costruirono nella zona abitata una Turris Messapiorum che nella realtà era un granaio della vicina Oria. Costituiva un nucleo turrito posto a difesa e protezione della città di Oria, dandogli in questa maniera una funzione militare di prima difesa e di riserva di derrate alimentari.
I primi villaggi abitati erano distribuiti nelle contrade di Crepacore, Tubiano, San Giacomo, Galesano, Guidone, Torre mozza, Campofreddo, Malvindi e Palombara.Questi insediamenti ebbero una notevole popolazione, come risulta dalle testimonianze archeologiche dell’epoca romana.
L’avamposto turrito si rafforzò maggiormente divenendo presidio militare, lo testimoniano le numerose cisterne e le varie fogge per il grano e per l’olio.
Torre Santa Susanna, disposta a poca distanza dalla via dei Messapi, l’attuale via Oria – Cellino, era anche vicina al Limitone dei Greci, linea difensiva che divideva a sud i Greci e a nord i Latini.
Con la decadenza di Roma, Torre e tutto il Salento cadde sotto il dominio dei Bizantini e fu invasa da una prima immigrazione di monaci Calogeriani nel V/VI sec.. In seguito altre immigrazioni porteranno sul suolo della Puglia i Basiliani, costretti ad emigrare a causa della persecuzione iconoclasta. La pacifica invasione perdurò sino al X secolo, lasciando nelle nostre contrade numerosissime testimonianze come eremi, laure, cenobi, cripte ecc.
La latinizzazione del Salento era, però, nelle mire del Papato che inviò i Benedettini nelle nostre contrade a questo scopo. Fu così che su ogni insediamento greco vi fu un insediamento latino.
I casali esistenti nel circondario di Torre furono abitati sino al X secolo, periodo questo che per motivi di sicurezza vide il depauperarsi della popolazione sempre più. Una ricca aggregazione di abitanti provenienti da questi casali avvenne sul sito che poi si sarebbe man mano ingrandito, divenendo Torre Santa Susanna. La trasformazione del luogo da Turris Messapiorum in Torre Santa Susanna avvenne nel XIII secolo, quando il Culto alla Santa si era oramai consolidato nel tempo.
Nella la cittadina si costruirono altre Torri sul posto ove erano state distrutte quelle più antiche per volontà espressa da Manfredi; nello stesso periodo si fa risalire la prima chiesa parrocchiale di Santa Susanna Vecchia, demolita degli ultimi suoi resti all’inizio del 1900.
Torre ebbe come feudatari i Guarini, i Paleano, i Dormio, gli Albrizi, i Lubrano, i De Angelis ed in fine i Filo. Ebbe come suoi patrioti: i Cursi, i Chiarelli, i Moccia, i Masi, i Rondini, i Conti, i Sollazzo, i Vita.
Testimoniano il periodo altomedioevale di Torre Santa Susanna: Santa. Maria di Galaso, San Pietro (o San Maria) di Crepacore, la Grotta dello Spasimo, la chiesa vecchia di Santa Susanna, San Giacomo e Tubiano. Delle testimonianze citate rimangono: Santa Maria di Galaso, San Pietro di Crepacore, La Grotta dello Spasimo.
TERRITORIO E TRADIZIONI
Torre Santa Susanna, distante appena 24 Km dal capoluogo Brindisi, insiste su un’antica terra, un territorio uniforme e pianeggiante, su cui il sole diviene protagonista nell’esaltare le varietà delle risorse.
Dista dal mare Ionio circa 22 km e 24 dall’Adriatico, ha una posizione baricentrica tra le province di Brindisi – Lecce – Taranto, perciò, essendo equidistante, ha la possibilità di giocare una notevole carta turistica.
Territorio salentino
La sua identità di fondo è legata ad un sostrato culturale salentino, in cui le antiche culture, indigene, messapiche, greche, romane, bizantine, per indicare quelle più antiche, hanno lasciato tracce non solo archeologiche, ma anche di usi e costumi che si sono protratti nel tempo.
I numerosi insediamenti archeologici, che sono disposti sul territorio comunale, ci danno ampia testimonianza delle affermazioni. Le localizzazioni di questi insediamenti, che circondano a corona la cittadina, sono localizzati con una maggiore percentuale a nord sui leggeri declivi ondulati. Queste ondulazioni costituiscono le uniche modestissime elevazioni non superiori ai 30 m. di altezza rispetto al sito su cui si trova la ridente cittadina.
Il sole, che bacia la sua terra, fa diventare prodiga la natura, che facendo perno sulla sua potenzialità nelle aziende agrituristiche, ha la possibilità di utilizzare notevoli itinerari culturali. Itinerari di gran pregio sono ad esempio: la civiltà rupestre, l’incastellamento del brindisino, i santuari mariani, le chiese matrici, il barocco leccese, la civiltà messapica, i musei delle tradizioni popolari, i monumenti bizantini, senza parlare dell’ enogastronomia che attinge le sue origini alla cultura mediterranea.
Tra mille richiami turistici, il visitatore troverà anche il calore dell’ospitalità, di primordiale e sacrale riferimento, parte integrante della nostra cultura salentina.
L’antico riferimento sulla nascita della città è con molta sicurezza da attribuire in epoca messapica V/IV secolo a.C. in primis, e poi ai Romani che ivi si stanziarono e al culto che questi militi attribuirono ad una Santa Martire Romana di nome SUSANNA.
Santa Susanna Martire
Questa Vergine fu martirizzata durante le persecuzioni dei cristiani in Roma (294 DC) per opera degli imperatori Decio e Diocleziano. Tutti sanno, però, che il sangue di quei martiri fu fecondo di fede e questa anziché affievolirsi si rafforzò sempre più. Diocleziano prozio della Santa operò il martirio nella sua stessa dimora. I soldati romani indotti nella fede da Serena, moglie dell’imperatore, ebbero nel cuore questa Martire e quando giunsero nelle nostre terre, per devozione commisero un affresco che la rappresentava, divenendo di fatto loro protettrice. Con loro quindi fu introdotto in questa contrada il culto per questa Santa che in seguito divenne tanto intenso da dare il nome alla cittadina. Pare che, poi, le fu dedicato anche un dramma sacro scritto da Gaspare De Censio.
È possibile leggere frammenti di questa storia remota nelle contrade e sul territorio. All’interno della cittadina i riferimenti storici ci parlano di opere messapiche e romane. Le testimonianze visibili e visitabili sono opere alto medievali, rinascimentali, barocche, settecentesche e neoclassiche.
Torre Santa Susanna, distesa tra i secolari ulivi, è ricca di una notevole agricoltura piena di atmosfere suggestive con i suoi notevoli complessi agropastorali, come le masserie, che donano il piacere di essere riportati nell’antica ed idilliaca cultura pastorale.
La serenità azzurra del cielo in contrapposizione con il piacevole verde severo degli antichi ulivi, frammisti ad alberi fioriti di mandorlo e di fichi, disposti geometricamente sui terreni, permette di gustare in modo deciso e pieno l’architettura dei muri a secco che delimitano le proprietà. Al centro di questi spazi agricoli vi è quasi sempre una rustica abitazione, di solito circondata da alberi di fico d’india, e che può, per le sue forme essenziali, essere definita mediterranea.
Le casedde, i trulli, le cisterne, i pozzi, le norie, gli acquari costituiscono le testimonianze dell’ingegnosità della cultura contadina, per la valorizzazione e la sopravvivenza della vita in una terra siticulosa.
I complessi agropastorali delle masserie di Torre Santa Susanna, oltre ad essere la testimonianza della negativa storia del latifondismo meridionale, sono anche la testimonianza del suo contraltare, il brigantaggio pre e postunitario. Non si può ignorare la parte negativa della storia di una città o di un popolo, perché essa serve da lezione e come monito per il futuro.
Le masserie sono state realizzate quasi tutte su antichi siti archeologici riguardanti le ville rusticae romane e il loro sviluppo edilizio si divide in tre tipi, a corte chiusa, a corte aperta e fortificate, tutte però erano indirizzate allo sviluppo agropastorale.
Questi complessi architettonici costituiscono in ogni modo, una ricchezza da valorizzare per ottenere benefici economici irrinunciabili. Tali strutture erano dotate di alte mura, abitazioni nobiliari, torri merlate con caditoie e possenti recinzioni che proteggevano dagli antichi assalti moreschi.
I complessi ambienti, le ricche e scenografiche scalinate, gli stemmi murati, pur ricordando le benestanti famiglie dei feudatari del posto, sono parte integrante della storia della città, che insieme ai pastori, ai fattori, ai contadini, agli zappatori giornalieri, agli artigiani sono stati gli attori della storia di Torre.
Indichiamo per importanza solo quelle fortificate poiché costituivano una prima difesa dai frequenti assalti moreschi: Arciprete, Guidone, Santoria.
Le tradizioni religiose di Torre come quelle dell’intera provincia brindisina, trovano le proprie origini nelle dominazioni che si sono succedute alla guida del territorio, tra cui quella spagnola. Molte sono le testimonianze che ci hanno lasciato in eredità; vedi ad esempio, la processione del Venerdì Santo, la focara (falò di grandi dimensioni), i Sepolcri, il Presepe tradizionale nelle case, il Presepe vivente, la Passione di Cristo Itinerante, le luminarie delle feste patronali, costituiscono l’apice delle manifestazioni di fede e del folclore religioso.
Passione di Cristo itinerante
È giusto rilevare che fu proprio nel periodo della dominazione spagnola (1503-1507) che fiorì, in Torre Santa Susanna, la Sacra Rappresentazione. Qualche anno fa fu trovata una pergamena la quale attestava che nel 1548, presso la chiesa matrice, in occasione della sua ricostruzione, fu messa in scena la rappresentazione sacra dal titolo Il Pianto de la Madonna scritto da Fra Jacopone da Todi nel 1200. Da allora, ogni anno durante la Settimana Santa si rinnova negli animi dei Torresi il desiderio di portare in scena la Passione e Morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Il paese è tutto coinvolto visto la quantità di attori e di comparse che vi fanno parte.
Si ricorda, inoltre, la venuta in Torre Santa Susanna, nella Settimana Santa del 1497, della regina Isabella Orsini del Balzo, sposa di Federico di Aragona, Re di Napoli e di Sicilia, la quale doveva raggiungere a Barletta il marito Federico.
In tale occasione la regina, venendo in Torre Santa Susanna, proveniente da San Pancrazio, fu accerchiata da una folla osannante che rendeva omaggio per la sua presenza nel nostro centro. La gente di Torre Santa Susanna con le palme in mano gridava: Regina, Ferro, Fedrico. Era presente al suo passaggio per onorarla la gentile Baronessa Violante di Torre Santa Susanna. A ricordo di tale evento è stato ideato e realizzato il Trofeo Festa dei Rioni, in costume d’epoca.
Aggiungiamo pure la grande influenza linguistica che ebbe la lingua spagnola sulla cultura meridionale e Torrese in particolare, basti pensare a tutti quei termini spagnoleggianti che sono rimasti nella nostra lingua dialettale.
Per ciò che concerne l’enogastronomia, Torre Santa Susanna ha nel suo abitudinario utilizzo il Mediterraneo a tavola.
Il menù sorprendentemente semplice e sobrio, indicativo di una frugalità dovuta all’antica povertà, oggi è pregio e vanto della mediterraneità.
Troviamo in ogni piatto frammenti di storia del passato, menù questi, arricchitesi, in seguito al miglioramento economico della popolazione, con elaborazioni raffinate.
La tavola dei Torresi coniuga i profumi esaltanti dei sapori dei prodotti della propria terra, ceci, fagioli, piselli, fave, grano duro, cicorie, cicorie selvatiche, melanzane, peperoni, pomodori…con la carne prevalentemente di ovini, suini, bovini e animali da cortile, meticolosamente allevati nelle masserie locali.
Le orecchiette, la tria, i pizzarieddi, la laiana sono tutti tipi di pasta fatta in casa, a cui si aggiungono per secondo, le tipiche pietanze di carne: i brascioli, i fegatini, i marretti, le polpette.
Nella cucina, inoltre, l’utilizzo di una pentola di creta chiamata pignata è da ritenersi un avanzo dell’archeologia gastronomica, che ancora alberga nell’uso di alcune famiglie Torresi, non per necessità dovute alla povertà di mezzi, ma come specifico uso che esalta i sapori dei prodotti cucinati, tipicità questa che è valorizzata e rivisitata dai nostri buoni ristoratori. Senza volerci dilungare nell’arte culinaria e nella tipicità dei prodotti della cultura torrese, asseriamo che anche i prodotti del mare utilizzati nella cucina la fanno da padrona; d’altronde con il mare a così breve distanza non poteva essere diversamente.
Ulivo
Uno degli aspetti più rilevanti della produzione agricola torrese è la coltivazione della vite e dell’olivo, che occupa oltre i due terzi della superficie coltivata, con una maggiore predominanza di quest’ultimo. Ciò spiega la presenza, nella nostra cittadina, dei numerosi frantoi e di alcuni stabilimenti vinicoli.
Se l’olivo è così largamente diffuso in Torre Santa Susanna e nell’intera Puglia, vuol dire che il nostro clima, mite d’inverno e caldo secco d’estate, è molto adatto a questo tipo di pianta, ma anche i terreni di cui ha bisogno sono, qui, i più indicati: i tufacei o i calcarei compatti. Anche la vite trova nel nostro territorio un habitat ottimale per la sua coltivazione, che, nel corso degli anni, si è orientata sempre più verso il prodotto di qualità.
Vigneti
La produzione di olio e vino, alimenti questi sempre presenti sulla nostra tavola, ha quindi conquistato il mercato nazionale ed estero.
Molto valide sono anche le produzioni casearie tipiche che si ottengono dalla trasformazione del latte prodotto negli allevamenti delle nostre masserie. Tali prodotti, sia freschi sia stagionati, sono destinati al consumo locale: formaggi, ricotta, mozzarella, cacioricotta e quant’altro. Ad esempio, la masseria Pezza Viva Nuova, che ha al suo interno un attrezzato caseificio, ha avviato in Torre Santa Susanna e dintorni alcuni punti vendita al dettaglio di latticini e formaggi, dove non mancano, inoltre, carni macellate fresche. Alcuni di questi prodotti sono distribuiti giornalmente ai grandi magazzini della zona.
Anche le produzioni artigianali tipiche di Torre, quasi tutte di origine prettamente popolare, riescono a farsi apprezzare sul mercato, tanto da garantirsi una degna sopravvivenza. Alcune forme di artigianato operano su materiali umili, quali ferro, vetro, legno, arbusti e materiali tufacei; altre su materiali di maggiore pregio: tessuti destinati alla creazione di abiti da sposa e oro.
In definitiva, il nostro territorio conserva delle notevoli potenzialità di sviluppo, sia riguardo al conseguimento di una maggiore competitività sui mercati da parte delle proprie produzioni agricole, sia riguardo alla presenza di importanti risorse naturali e paesaggistiche, non ancora adeguatamente valorizzate e anche in rapporto alla ricchezza di tradizioni e di cultura locale che lo caratterizzano.